Subito dopo l’8 dicembre, a casa mia, non si può non preparare la ricetta delle ‘nacatule’ calabresi.
Questo dolce affonda le sue origini nelle tradizioni più antiche della provincia di Reggio Calabria e, ancora oggi, viene preparato con cura e tramandato di generazione in generazione. Ogni famiglia ha la sua versione, con piccole varianti negli ingredienti o nel procedimento, ma il risultato è sempre lo stesso: un profumo che sa di casa e di festa.
Natale per me è tempo di dolci fatti in casa, tradizioni, cioccolate calde acciambellati sul divano, tisane fumanti, scorzette d’arancia ricoperte di cioccolato fondente, chiodi di garofano a profumare la casa e bucce di mandarini che scoppiettano nel camino.
Mi sento molto in sintonia con l’inverno. Sarà che sono nata a gennaio, ma amo questa stagione che mi sa di gestazione, mi parla di vita interiore e coltiva mille promesse per i mesi caldi.
Io non sono una grande amante dei dolci, ma quelli legati ad un momento specifico dell’anno li preparo e mangio con piacere. Li offro agli amici e sono contenta di farli conoscere ai miei figli.
Lo scorso anno vi ho insegnato a fare la pignolata e quest’anno vi regalo invece la ricetta delle ‘nacatule’ calabresi.
Ci vuole un po’ di tempo, ma sono semplici da preparare, almeno nella mia versione, e sono buonissime. Non possono mai mancare sulle tavole della provincia di Reggio Calabria per tutto il mese di dicembre.
Andiamo in cucina!
Ingredienti
- 1 kg di farina 00
- 80 gr di zucchero (io uso quello di canna)
- 10 gr di lievito di birra
- 5 uova
- Mezzo bicchiere di olio extravergine di oliva
- 1 bicchierino di vino rosso
- La scorza grattugiata di un’arancia
- Latte a occhio
- Un pizzico di sale
- Zucchero e cannella per la finitura
- Olio di arachidi per friggere
Procedimento
Fate sciogliere il lievito in un po’ di latte tiepido e, quando è sciolto, impastatelo insieme a metà della farina e lasciate lievitare sotto una coperta per circa 2 ore.
Trascorso il tempo di lievitazione disponete la restante farina a fontanella e aggiungete gli altri ingredienti: le uova, lo zucchero, il vino, l’olio, la scorza dell’arancia e un pizzico di sale e impastate. Quando l’impasto sarà bene amalgamato, aggiungete anche la pasta lievitata ed impastate ancora, fino a che otterrete una bella palla omogenea e morbida. Ricordatevi di fare le pieghe. Olio di gomito e pieghe, almeno tre volte.
A questo punto dividete la pasta in varie palline e lavoratele come più vi piace. La forma più tipica è quella delle ciambelline o delle treccine. Dopo esservi divertiti a creare le forme, disponete su un piano da lavoro e coprite con una coperta leggera per la seconda lievitazione, di almeno altre due ore.
Siete ora pronti per friggere. Portate a temperatura l’olio d’arachidi e tuffate una ad una le nacatule. Adagiatele su fogli di carta assorbente man mano che diventano dorate e, una volta cotte, ripassatele in un mix di zucchero e cannella.
La magia delle nacatule
Credetemi, farete un figurone. Sono soffici, profumate, perfette per la colazione, ma anche per la merenda. Sono una bella idea per un regalo di Natale fatto in casa, per accompagnare un pomeriggio di tombola o un tè con le amiche. Io non resisto e, anche se vorrei fare attenzione, ogni anno ne mangio in gran quantità.
Le nacatule sanno proprio di Natale, di tempo per noi, ma anche di tempo lento, speso per preparare qualcosa che richiede attenzione e cura, che non si ottiene senza aspettare.
Come scrivevo all’inizio, so che esistono varie versioni di questa ricetta. So che sono buonissime con il lievito madre e la lievitazione di 24 ore, ma non ho mai provato. So che la scorza d’arancia si può sostituire con quella di mandarino o limone. Insomma… sono curiosa di conoscere varianti e trucchi che rendono unica la vostra ricetta.
Se anche voi avete una versione delle nacatule o un dolce tipico legato al Natale, raccontatemela. Amo scoprire come cambiano sapori e tradizioni da provincia a provincia, da famiglia a famiglia.
Che tipo di dolci siete soliti preparare in questo momento dell’anno? Li preparate? Vi leggo!
Manuela, Sydney